martedì 30 luglio 2013

Lavatrici e #Mutamenti




Alla congiunzione tra i quartieri di Prà e Pegli la vista del complesso delle Lavatrici mi strappa da questi pensieri. Un eco-mostro costruito negli anni ottanta. Il merito del soprannome Lavatrici - nome con cui tutti i genovesi identificano ormai da anni quest’obbrobrio di cemento - è dovuto alle grosse lastre di cemento con grandi fori a forma di rombo o di cerchio che sono poste sulla facciata come decorazione e che fanno assomigliare le palazzine ad oblò, appunto, di lavatrici. 

- Le lavatrici! - indico a Chiara in modo quasi automatico e involontario. Lo so che non è il momento di far futili conversazioni, ma non voglio neanche che nessuno dei due si perda in inutili contorsionismi mentali. Lei neanche mi guarda. Fa spallucce come a dire “Embhè?”.
- Chiunque si sia preso la briga di ricostruire Genova pezzo per pezzo evidentemente non ha badato a spese. Ha riprodotto anche le cose più orrende… - dico mentre la Smart - e noi con lei - scivola nel ventre della galleria che passa sotto il quartiere. Chiara tace.
- Lo sapevi che le Lavatrici non hanno finestre rivolte a sud, ovvero verso il mare? Il complesso è esposto interamente a est e a ovest, mentre la parte a sud è costituita da un’unica facciata di cemento. -

Adesso Chiara mi guarda con dipinta sul volto la stessa espressione di un barbaro hooligan intento a seguire un documentario sul coguaro dell’Amazzonia. Sembra non capire il perché di questo mio discorso. Volge gli occhi altrove, troppo presa da altri inconfessabili pensieri. Cercando di tenere a bada i miei di inconfessabili pensieri, continuo.

- Una leggenda metropolitana vuole che i progettisti si sarebbero ispirati ad un architetto Giapponese esperto nel costruire case-dormitorio per impiegati-schiavi di basso livello. La mancata collocazione di finestre a sud - quindi di vista mare - non sarebbe casuale, ma frutto di una precisa scelta, dettata da uno studio secondo il quale un operaio produce di più se vive con il paraocchi senza godere degli spettacoli della natura. - un brivido mi percorre la schiena.

Pensandoci bene, mi rendo conto di come la nostra vita, le nostre esistenze - o meglio le nostre ex-esistenze - non siano poi così libere come qualcuno vuol da sempre farci credere. Chiara riporta gli occhi fissi davanti a noi, incollati alla strada. Apparentemente pare non essere interessata alla mia conversazione. Forse neanche mi ascolta. Solitario, proseguo i miei pensieri, tenendomi ancora per un po’ lontano dal nostro invisibile confine. 
In fondo, rifletto amaro, siamo come piccole ostinate formichine...
Guardiamo il mondo da un grigio oblò di cemento che non ha neppure la vista sul mare...

 
(to be continued)

Avviso per i Blognauti:

Questo brano è tratto dalla Terza Parte di Mutamenti.

Un piccolo estratto scelto in modo da rivelare poco o nulla a chi (sfortunello) non ha ancora avuto l'onore di leggere il magnificentissimo libro di "memedesimoFabioGhionipropriomestesso"...




 

domenica 14 luglio 2013

Anche #Mutamenti va in vacanza




Ebbene sì...
Anche i grandi scrittori vanno in vacanza, figurarsi quelli scarsi come me... che c'è di male?
Un paio di settimane in un posto al top del sciogno (per dirla alla Crozz-iatrore) per tornare con "mille e non più mille" nuove idee...



Bello vero?
Prima o poi dedicherò un bel racconto anche a questo borgo incantato della Costa Azzurra...
Intanto godiamoci queste meritate ferie...

Mi raccomando: continuate a Mutare anche in mia assenza!!!

Se vedemmu...

A bientot...


sabato 13 luglio 2013

Alice e l'Anti-latte




“Ti piacerebbe abitare nella Casa dello Specchio, Kitty? Chissà se ti darebbero il latte anche lì? Forse il Latte dello Specchio non è buono…”

Ricordo ancora quanto questa frase mi colpì la prima volta che lessi Alice nel paese delle meraviglie o meglio, Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò. Un concetto stupido e apparentemente banale? Neanche per sogno, non in un mondo dove i processi metabolici sono governati dalla stereochimica. Il concetto diviene ancor più stupefacente se si pensa che all’epoca della stesura del libro, Carroll non poteva sapere dell’isomeria delle molecole organiche e quindi delle implicazioni che questa banale affermazione potesse avere. 
- Alice ha ragione! -
- In che senso? -
- Il metabolismo degli esseri viventi sviluppati sulla terra è basato prevalentemente sulla biochimica degli isomeri. Molecole apparentemente identiche, ma con differente orientamento nello spazio. La maggior parte degli enzimi è stereospecifico. Per un uomo o un animale la assunzione di molecole organiche stereoisomericamente invertite potrebbe avere ripercussioni gravi sull’organismo. -
- Tipo? - chiede con tono curioso e apprensivo come se da questa rivelazione potesse dipendere la nostra vita.
- Potremmo andare da un banale mancato nutrimento, all’innesco di reazioni allergiche, passando per l’avvelenamento dei tessuti cellulari. Molecole “invertite” hanno proprietà chimiche differenti. -
- Ammesso che abbia senso produrre del latte “invertito” è quasi certo che esso non sarebbe buono da bere per un uomo “normale”, mentre forse sarebbe essenziale per un uomo la cui biochimica - per qualche oscura ragione - risulti “invertita”. -
- Quindi? - fa quasi spazientita.
- Quindi niente, era una riflessione così tanto per dire… - dico sorridendo, mentre mi pare di notare del fumo nero fuoriuscire dalle sue orecchie. 
Perché quando si arrabbia mi sembra ancora più bella? Decido di farla diventare bellissima.
- Qualcuno si è spinto oltre, leggendovi legami con la specularità degli atomi e delle particelle sub-atomiche. In questo caso il latte dello specchio dovrebbe essere costituito da anti-protoni, anti-neutroni e anti-elettroni: in poche parole di antimateria. In questo caso, se Alice bevesse l'Anti-latte, esploderebbe al solo contatto con il liquido. Insomma da qualunque parte la guardiamo, Carroll aveva intuito proprietà fondamentali della materia. -
- Grrrrr… - sibila tirando fuori artigli da gatta - Ti odio quando fai il saputello. Tu da bambino dovevi essere il classico secchione sfigato. Quello che tutti prendono in giro, vero? -
- Per prendermi in giro mi prendevano in giro eccome, ma ti assicuro che non ero affatto il primo della classe. Anzi… - mi guarda di sbieco, poi sorride acida facendo brillare i canini con un lampo maligno. 


(to be continued)

Avviso per i Blognauti:

Questo brano è tratto Terza Parte di Mutamenti
Un piccolo estratto scelto in modo da rivelare poco o nulla a chi (sfortunello) non ha ancora avuto l'onore di leggere il magnificentissimo libro di "memedesimoFabioGhionipropriomestesso"...




  
In Mutamenti esiste un altro riferimento ad Alice e al suo folle mondo... l'avete trovato?
 No? Volete un aiutino? 
E aiutino sia...


Lo riconoscete??? Dai non è difficile... ;))))

venerdì 12 luglio 2013

Quante stelle ci sono in cielo?




 
- Quante stelle ci sono ancora in cielo Andrea? - mi domanda Chiara con la stessa serietà con cui Raffaella Carrà chiedeva ai telespettatori quanti fagioli c’erano in un barattolo. 

Mi volto per guardarla. Ha gli occhi persi a fissare la sempre più scura volta celeste. Un po’ interdetto decido di stare al gioco, magari vinco qualcosa.

- Bella domanda. Se la memoria non mi fa difetto, credo che la stima fatta dagli scienziati sia di un numero di stelle pari a circa dieci elevato alla venti. - forse ventitré, ma che differenza fa?
- Però… non pensavo fossero così tante… - sussurra quasi non riuscisse a immaginarsi un uno seguito da più di venti zeri.
- In realtà non è un numero così importante, sai? - non ce la faccio, è più forte di me.
- No? A me pare un numero quasi inimmaginabile… -
- Sai cos’è il numero di Avogadro? -
- No, dovrei, vero? -
- Forse, ma si può vivere anche senza. Devi sapere che in chimica esiste il concetto di mole. -
- Indipendentemente dal composto chimico, una mole è costituita sempre da un numero ben preciso di unità elementari, molecole o atomi che siano. Un numero enorme pari a sei virgola qualcosa per dieci elevato alla ventitré. Una mole coincide alla quantità - ad esempio in grammi - di particelle uguale al peso molecolare della singola molecola. - Chiara mi guarda come se fossi un marziano.
- Ah, già… tu sei un chimico… - commenta con sarcasmo.
- Per esempio, in diciotto grammi di acqua - una mole - ci sono sei per dieci elevato alla ventitré molecole di accadueO. -
- Vorresti dirmi che in una bottiglia di acqua ci sono più molecole che quante stelle nell’universo? - esclama stupefatta.
- Esatto! Sembra incredibile, ma è proprio così. -
Ora mi fissa indecisa, a mezza strada tra l’incredulo e l’ammirato.
- E le stelle che stanno svanendo dove vanno a finire? - chiede con il naturale candore di un bimbo nell’età dei troppi perché.
- Nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma, forse qualcuno se ne nutre, con la stessa semplicità con cui noi beviamo l’acqua da una bottiglia, utilizzandola poi per i nostri scopi metabolici. - dico sorridendo.
- Eppure a me pareva di aver sentito dire che le stelle fossero in numero infinito. - insiste.
- Uhmm… Se così fosse perché il cielo notturno è buio? A rigor di logica dovrebbe essere perennemente illuminato da tante – infinite – lucine. - ribatto pronto.
I suoi occhi mi fissano perplessi. Su questo non aveva mai riflettuto. Rido.
- Paradosso di Olbers mia cara… -
- Cioè? -
- Nell’ottocento Olbers, che per inciso è stato anche un ottimo terzino sinistro della nazionale tedesca, si pose proprio questa domanda… - Chiara coglie il dettaglio anomalo e mi rifila un’occhiataccia.
- Ok, ok. Era un astronomo, ma l’episodio giuro che è vero. Si dice che fu Poe - sì, proprio Edgar Allan - a risolverlo per primo. In realtà per una soluzione corretta si dovette attendere quasi un secolo. Fu l’astronomo Hubble in realtà a scioglierlo confutandolo. Le prove del cosmo in espansione e la teoria del Big Bang furono sufficienti per distruggere il paradosso. -
- Le stelle quindi sono un numero finito e l’universo, espandendosi, lascia dei buchi bui, giusto? - prova a ragionare cauta.
- Più o meno è così. - annuisco.

Mentre parlo, vedo distintamente un nutrito gruppo di stelle della Via Lattea scomparire. 
Sento la pelle accapponarsi, ma faccio finta di niente. 
Il silenzio ne approfitta e, perfido, si accomoda nuovamente tra noi...

(to be continued)

Avviso per i Blognauti:

Questo brano è tratto Terza Parte di Mutamenti
Un piccolo estratto scelto in modo da rivelare poco o nulla a chi (sfortunello) non ha ancora avuto l'onore di leggere il magnificentissimo libro di "memedesimoFabioGhionipropriomestesso"...



I Centurioni di #Mutamenti

 
I Centurioni
 

 
A uno a uno li avvicinò toccando con il dito indice la fronte di ciascuno. Come un moderno rabbino impresse i simboli della vita sulla fronte di metallici Golem, pronti a obbedire a ogni suo ordine. Come un evoluto negromante richiamò legioni demoniache a possederli per servirsene a piacimento attuando imperscrutabili piani di potere e conquista. Li vide avvampare in un lampo di metallica luce, quasi quel semplice tocco fosse stato sufficiente a infondere loro un alito, un battito di vita.

Divenuti adulti senza ricordi, i terribili automi attendevano. La pelle di lucido acciaio cromato, con ossa tubolari intagliate nel titanio, immerse in tessuti fatti di metallo e carne. Un odore acuto di putrefazione e ozono si diffuse nell’aria. C’era il silenzio dei cimiteri. Battezzati, ma senza nome, e con in prestito dall’umanità ogni cosa, meno l’umanità, gli automi fissavano senza occhi, in una morte che non era nemmeno morte, perché non c’era mai stata una vita. Si udì una vibrazione diffondersi nell’aria, come uno stridore di valvole che si schiodavano sibilando. Poi un orologio mettersi in moto, un debole e lento tic-tac, al quale si aggiunse il ticchettio di un altro orologio e poi di un altro e di un altro ancora, finché la stanza tutta non assomigliò a una sola immensa bottega d’orologiaio, mormorante e pulsante. Sulla loro fronte un simbolo antico risplendeva: sei righe inconfondibili. Cinque interrotte un’intera.

Erano pronti.
 
In attesa.
 
Indissolubili.
 
Indistruttibili.
 

* * *

Non hai ancora letto Mutamenti?

Fermati qua... il resto del post contiene spoiler...
 
Se invece hai già letto Mutamenti e vuoi scoprire qualcosa di più sui Centurioni, allora guarda l'immagine qua sotto... è tratta dal film "THX 1138 - L'uomo che fuggì dal futuro".
 
 
 

I polizziotti robotici che vede nella foto sono stati primaria fonte ispirativa per i Centurioni di Mutamenti, ma non solo.... ricordate Galactica? La serie TV degli anni 80 e i mitici Cyloni?

Senza considerare Terminator, i Segugi di Ray Bradbury in Fahrenheit 451 e....

Mutate gente, mutate...

 

mercoledì 10 luglio 2013

La Prefazione di #Mutamenti

 
 
Prefazione

Come fa uno (uno che non è del mestiere, tra l'altro) ad agganciarti e trascinarti per un mezzo migliaio di pagine con un tiro pressoché costante fino alla fine? Non lo so, ma lui ce l'ha fatta. E, credetemi (ve lo dice uno che ha scritto abbastanza), non è affatto facile; non è facile neanche in un racconto di sessanta pagine, figuratevi in questo garbuglio spaziotemporale, in cui, dicevo, lui (il maledetto Ghioni) vi trascina. E ci riesce mentre, intanto, vi frastorna il cervello con centinaia di migliaia di riferimenti neuroarcaici, psicomutageni, tecnomitologici, sopravviventrascendentali, avviluppati in un destino oracolare in cui i protagonisti sono autori e nel contempo vittime, sospinti da una narrazione (anzi, di più narrazioni) costellate di agganci, oggetti, presenze e situazioni che si ricatapultano in se stesse. E tutto questo non è che una piccola parte del racconto. Già perché tutto questo (almeno a mio modo di vedere) non che che...il teatro per raccontare una storia d'amore (che però nel contempo è anche una domanda filosofica sulla nostra presenza di esseri nel mondo). Tutto qua? Direte voi. Niente affatto, perché la suddetta storia d'amore è la più incasinata che si possa immaginare. Cioè, oltre ad essere incasinata di suo, per il profilo psicologico dei personaggi, il maledetto Ghioni pensa bene di incasinare la vita di questi due poveri cristi in un contesto che supera di gran lunga l'inverosimile, il fantastico, il surreale e il pazzesco. Ah, dimenticavo: il tutto, ovviamente, raccontato con una logica rigorosissima e con la capacità analitica del chimico. Beh, se non siete già stati un paio di volte in vacanza in qualche altro livello di realtà non vi consiglio di leggerlo.

Firmato
 
Anentodio Friulzi (Flacca) alias Marco Vimercati

 
Chi è Marco Vimercati?
Designer, scrittore, autore della copertina, voce radiofonica e molto altro...
Scopritelo qua: http://vimercon.com

Non conoscete Flacca? Ma allora non avete neppure mai sentito parlare di Ondestorte...
Malissimo!!! Correte subito a visitare il sito e il blog...
http://www.ondestorte.it/
http://ondestorte.blogspot.it/
 

NOTA: la prefazione a Mutamenti sarà parte integrante della seconda edizione di Mutamenti... tra poco nelle peggiori librerie... :))))

lunedì 8 luglio 2013

X-Ray Vision






Chi non ha mai sentito parlare dei mitici occhiali a raggi x?

Negli anni settanta la pubblicità di questi magici occhiali popolava giosamente le pagine di fumetti e riviste rigorosamente di quart'ordine. Tipicamente relegati nelle pagine di fondo assieme ad altri improbabili articoli (vedi in fondo a questo post per un'altra chicca), erano spacciati per la loro capacità di vedere sotto i vestiti delle persone. Certo, era il periodo di Superman e dei suoi straordinari poteri, perchè non approfittarne devono aver pensato i loro inventor-burloni?

Veri o falsi?
Millantato credito o invenzione geniale degna dei Signori di Mutamenti?
Non lo sapremo mai con certezza...

Certo che, a ben pensarci, se avessero funzionato davvero, avremmo dovuto vedere una moltitudine di persone peregrinare per le strade con indosso occhiali simili... e, distratti da piccanti visioni, sarebbero senza dubbio cresciuti gli incidenti stradali, le liti, i divorzi, etc...

Uhmmm... a ben vedere tutte cose che effettivamente sono in continuo aumento... vuoi vedere che funzionano davvero? 

Purtroppo, non conoscendo nessuno che li abbia acquistati davvero, lascerò che il tarlo del dubbio mi logori come le mandibole di una bestiola simile, giorno dopo giorno, stanno consumando un armadio indiano color rosso (non rosa) incastonato in un piccolo angolo di paradiso scoperto solo pochi giorni fa... ma questa, ragazzi, è un'altra storia...

Tornando agli occhiali, in fondo, chi mai ammetterebbe un acquisto del genere?
Se avessero funzionato davvero meglio tacerne le inattese capacità rivelatrici godendoseli in santa pace.
Se invece fossero stati un pacco... beh... perchè ammettere di essere manifestamente abelinati?
 
Comunque tutta sta manfrina solo per dire che in Mutamenti non poteva mancare un piccolo omaggio a questi mitici occhiali...

Ecco...
* * *
Chiara soppesa il libro. Lo annusa. Sembra intenta a sincerarsi dell’autenticità di quel libro così antico. Ne scorre velocemente le pagine e così facendo si accorge che al suo interno è celato qualcosa d’inaspettato.
Un paio d’occhiali molto strani.
Al posto delle lenti in vetro due sottili membrane, su cui sono riprodotti cerchi concentrici bianchi e rossi che si susseguono fino a fondersi in due forellini centrali. Li riconosco subito. Inconfondibili, i mitici occhiali a raggi X tanto in voga negli anni settanta!
Che sorpresa. Che ci fa una roba simile in un libro del genere?  Chiara non sembra aver capito di cosa si tratta. Troppo presa a leggere il capitolo del libro segnato da quegli inutili occhiali, neanche li degna di uno sguardo. Non resisto. Li inforco lesto. Ovviamente non funzionano. Peccato… però posso sempre far finta…
Con ispirata teatralità inizio a scrutare Chiara facendo le facce più assurde. Lei non sembra accorgersene, tanto che a un certo punto dichiara.
- Sai a che pagina erano quegli stupidi occhiali? -
- No, dimmi… - rispondo con un sorriso ebete mentre indugio nelle zone più “intime” di Chiara.
Lei mi guarda torva. Aggrotta la fronte. Sicuramente non capisce del perché di quella pantomima che sta andando in onda sulla mia faccia. Inconsapevole, sostiene il mio sguardo. Automaticamente si spazzola gli abiti, come fossero sporchi o macchiati. Tenta di proseguire seria, ma anch’io proseguo nella recita, facendo pure uscire un po’ di lingua come solo il buon Paolo Villaggio sapeva fare per simulare un ironico stato di eccitazione. Adesso mi guarda veramente incazzata. Vorrebbe proseguire con la sua dotta dissertazione, ma si capisce che non si sente più a suo agio. Forse dovrei smetterla, forse no…
- Ma si può sapere che hai? -
- Niente, niente. Continua pure… - dico riuscendo miracolosamente a rimanere serio.
Lei si gira per evitare di guardarmi e di essere guardata, ma commette un errore. Adesso il mio obiettivo diventa il suo lato B.
- Epperò… - mi scappa in automatico.
Chiara si brasa sul divano decisamente a disagio. Io non ce la faccio più. Tengo su gli occhiali e, tra una risata e l’altra, decido di rivelarle il disdicevole scopo per cui erano venduti questi occhiali.
- Devi sapere che questi non sono occhiali normali. Negli anni settanta ogni rivista o fumetto ne proponeva una versione dando per certa la loro efficacia. Insieme alle scimmie di mare erano uno degli articoli di maggior successo. -
- Ma si può sapere che stai dicendo? - bofonchia spazientita.
- Ma sì, dai!! Sono occhiali a Raggi X, chissà quante volte ne avrai già sentito parlare. Dovrebbero servire a spiare sotto i vestiti delle persone… - un velo di sospetto incrina il suo volto.
Deglutisce nervosamente, ma incassa senza replicare.
- Però - colpo di genio - non credevo funzionassero davvero… - lascio morire lì la frase incedendo pesantemente sul suo seno.
- Smettila subito!!! - urla cercando di coprirsi il seno con il libro e più in basso con la mano.
Scoppio in una risata clamorosa. Lei ne approfitta per saltarmi addosso requisendoli. Lascio fare senza lottare, troppo preso a non morire soffocato dalle mie stesse risa. In un moto di rabbia sembra quasi sul punto di romperli. Poi un dubbio la assale. Li indossa e capisce rilassandosi. Prima però consuma la sua piccola vendetta. Indugia sulle mie parti basse e decide di stare al gioco.
- Hai ragione – dice segnando con pollice e indice una dimensione piuttosto ridotta della parte in esame – funzionano! - ride.
- Cretina!!! Guarda che metà dei miei amici mi chiamano John, l’altra metà Rocco... -
- Ma smettila… voi uomini passate la vita nel tentativo di convincerci che così – e segna di nuovo un’esigua distanza tra pollice e indice – siano trenta centimetri… infantili… -

La adorooooo...

(to be continued)

Avviso per i Blognauti:
Questo brano tratto dalla Terza Parte di Mutamenti. E' solo un piccolo estratto, scelto in modo da rivelare poco o nulla a chi (sfortunello) non ha ancora avuto l'onore di leggere il magnificentissimo libro di "memedesimoFabioGhionipropriomestesso"...

E le scimmie di mare?? Ve le ricordate???


Saranno sicuramene nel mio prossimo libro ;-)

sabato 6 luglio 2013

di #Muta-Commenti e #Muta-Record


Riporto fedelmente quello che mi ha scritto pochi giorni fa un amico da poco convertitosi al verbo del Mutamento...
"... forse su di me il libro ha avuto un effetto positivo anche perché “vedevo” i luoghi che descrivevi essendo gli stessi in cui ho sempre vissuto, e quindi forse avevano un valore aggiunto, una ricchezza di dettagli, una profondità ed un colore che per altri lettori non hanno; quindi in questo forse non sono obiettivo comunque a me quella descrizioni sono piaciute, mi sono sentito come se fossi lì con loro, li ho “vissuti”, rischiavo quasi di comparire nel campo della macchina da presa.
Forse l’unico limite (anche se é ingeneroso definirlo così) che rilevo é proprio la dimensione estremamente cittadina del libro che ai foresti potrebbe non far scattare quel surplus di emozione, l’amarcord, l’apprensione e la curiosità per la sorte della propria città; a me comunque ha emozionato.
Ho goduto anche della genoanità che ritornava più e più volte in Andrea.
Ho letto il libro di un vero scrittore, uno scrittore completo, arguto, sagace, fantasioso (mica poco..), anche colto (in certi campi in cui giocava in casa peraltro, ad esempio come chimica, fantascienza e musica).
Ho apprezzato moltissimo alcune riflessioni del personaggio (autore), alcuni modi di pensare e quella che mi é parsa di individuare come la sua forma mentale.
Non ho trovato differenza tra la suspance narrativa che hai saputo generare e quella che ho provato altre volte leggendo libri di scrittori di fama mondiale, sono veramente piacevolmente sorpreso.
Ho apprezzato notevolmente anche il susseguirsi di cambi di scena che rendevano vivace il dipanarsi della trama.
Molto ricercata e ricca anche la scelta lessiccale.
Anche il numero di personaggi ritengo fosse congruo ed appropriato (limite che a volte trovo nel seguire storie con troppi personaggi di contorno).
Ho apprezzato moltissimo la parte comica in cui hai rivangato i tuoi studi alle superiori, era assolutamente spassosissima, ho riso veramente di gusto.
E forse dopo il sequel, il prequel ed aver esaurito il filone fantascientifico, proprio un libro comico (forse ancora più vicino alle miei gusti) potrebbe essere un buon continuo, d’altro canto materiale nella vita se ne trova tutti i giorni, e qui hai dimostrato di saperci fare anche in quel campo.
Credo che la difficoltà nella tua prossima carriera di scrittore sarà proprio quella di ripeterti con un’opera di questo livello, cosa che per altro mi auguro sinceramente (l’opera di alto livello, non certo la difficoltà ...)."

F.to SeR   

Che dire?
Si commenta da solo, vero?
Aggiungo solo un piccolo dettaglio...
L'autore del commento è anche il detentore del record mondiale di lettura di Mutamenti...
600 pagine in 4 giorni spaccati spaccati
ovvero
150 pagine al giorno, che sono anche 6,25 pagine all'ora, due tunnel carpali, un gomito del lettore
e una scatola di psicofarmaci... ehmmm....

Chi riuscirà a far meglio??
  
Mutate gente, Mutate...
 


Mutamenti, what else???

lunedì 1 luglio 2013

#grottaday & #Mutamenti

Da dove comincio? Boh?…
Partiamo da lontano…

La grotta dunque…
Ma sapete da quanto desideravo visitarla? Una vita… più o meno da quando abito in Via Pagano Doria… sapevo della sua esistenza, sapevo che era sopravvissuta all’incuria del tempo e alla maleducazione dell’uomo… quante volte l’ho cercata buttando lo sguardo oltre un giardino, spiando un muraglione o un portone aperto….
 
Eppure niente, lei (la grotta) ostinata resisteva, chiusa nel suo scrigno segreto, nascosta tra muri antichi, palazzi moderni e ostinati rampicanti, si celava al mio sguardo curioso…
Mentre io, inconsapevole, la sfioravo, lei stava lì, in attesa, come la più bella delle perle, il più ricco dei tesori…
Sapete quante volte ho calpestato il suo tetto? E quante ho lambito i suoi fianchi?
Quasi due volte ogni giorno. Per circa 360 giorni annui… per 10 anni… che fanno? Boh, vabbè fate voi il conto che a me viene soltanto il nervoso… :(((

Ma c’è un lieto fine… essì, per una volta c’è un lieto fine… perché quando meno te l’aspetti capita di incontrare sulla tua strada la Signora in Giallo e questa, così, come fosse la fata turchina schiocca le sue abili dita (sulla tastiera del PC) ed esaudisce il tuo desiderio…
e non solo… ti svela pure un altro segreto… il luogo dove è murata la lapide che ricorda il Gran Roldano…

Così in questo giugno dai toni autunnali con amici, ex compagni di chimica (com’è piccola Genova vero @ClaudiaFiori72?), twitteristi, blogghisti e compagnia cantante (tra cui appunto una cantante, @lauracanta) eccoci in fila a passo lento a inerpicarci lungo le tortuose strade della collina antistante il Palazzo del Principe. Via Pagano Doria, Via Don Minetti e poi dopo una scalinata, nascosta tra due palazzi e un groviglio di verdi arbusti,  eccola lì… il rivelarsi...

La vedi da fuori, violentata, calpesta, sradicata dal suo contesto originale, ma ancora viva, fiera… pulsante…
Con il capo reclinato all’indietro non puoi fare a meno di continuare a fissare questa meraviglia, incapace di comprendere come mani umane abbiano potuto saccheggiarla in modo così vigliacco e animale.
 
La osservi, la annusi, per un attimo timoroso quasi di entrare…ù
Sì perché, anche se sei insieme a cento persone, non puoi fare a meno di sentirti come Howard Carter o Indiana Jones o Lara Croft…





E allora mi viene in mente un piccolo pezzo che ho scritto per Mutamenti. Racconta l’errare solitario del protagonista per i vicoli della nostra splendida Genova:
 
 A volte sbatto in chiese di cui neanche sospettavo l’esistenza. Fuse in muri di pietra, incastrate in case e palazzi, neanche intuisci che esistono finché non ci sbatti dentro. Annunciate da labili indizi rivelatori che solo l’iniziato o l’esperto archeologo possono decifrare annusando l’aria attorno. Non importa quanto siano belle, importanti o riccamente adornate. È l’emozione della scoperta che ti fa battere il cuore, facendoti sentire come Howard Carter, l’egittologo britannico che scoprì per primo la tomba di Tutankhamon. Sulla soglia indugio per lunghi minuti, come se attendessi di entrare in sintonia con l’essenza stessa del luogo prima di accedervi purificato. La decompressione dell’ateo che si avvicina, profano, al sacro. Non sono qui per pregare, né per implorare pietà o aiuto.

Ecco proprio così… la stessa sensazione… uguale uguale…
Quando poi finalmente vinci il timore reverenziale, estrai lo smartphone e scatti quel migliaio di foto alla ricerca dei dettagli più strani e originali, che potrebbero, nell’invescendo, esserti sfuggiti o che, per colpa di qualche incantesimo, esserti cancellati dalla memoria una volta che uscirai da lì.
Non è così. Per fortuna.
Pian piano metti a fuoco i dettagli e inizi a pensare al significato di ogni statua, di ogni dipinto di ogni dettaglio ingegneristico, della disposizione delle statue, dei giochi d’acqua e di luce... e poi ti torna in mente il vero motivo per cui davi la caccia a questa meraviglia:

 
Esiste veramente il vano indicato al fianco della grotta? E dove porta la scala che sembra scendere nelle viscere della terra? E allora nella tua testolina capisci che le cellule grigie si sono messe operose all’opera alla ricerca di collegamenti nascosti… incastri e…

Scusate, devo andare, la tastiera mi chiama… mi è venuta in mente una nuova storia. Potrebbe essere il degno sequel di Mutamenti… perché no?
Come?
Gli ingredienti?
Beh… li sapete già: Andrea Doria, la grotta, il Palazzo del Principe, la Statua del Gigante, un antico manoscritto mai decifrato (il Voynich) e dei misteriosi individui che…

Ma in fondo sarà solo un’altra scusa per parlare della nostra Genova e di quando era Superba!!!
  


Infine...
Un grazie a tutti, ma soprattutto a Miss Sabina Fletcher, vera forza motrice di questa iniziativa, senza dimenticare vecchie e nuove conoscenze…


Un grazie anche al “padrone” di casa Roberto Bianchi, responsabile della Sezione Didattica di Palazzo del Principe.

Con la speranza che presto questo splendore abbia la meritata visibilità e considerazione… stiamo lavorando anche per questo!!!

E ora via… verso nuove scoperte!!!!

Miss… se ci sei batti un colpo!!!!



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