venerdì 31 maggio 2013

Un altro destino...



Non poteva mancare sul Muta-Blog un omaggio al grande Marco Vimercati e al suo splendito libro:  

Un altro destino

Chi è Marco? 
Marco è un genio della comunicazione. E' una persona speciale, sempre disponibile e aperto. Peccato che le nostre strade si siano incrociate così tardi... anche se, a ben vedere, con tutte le puntate di Ondestorte ascoltate in gioventù, è come se lo conoscessi da sempre...

Ma non solo...
E' l'ideatore della copertina di Mutamenti.
E' stato uno dei primi estimatori di Mutamenti
I suoi elogi hanno dato linfa alla mia cronica mancanza di coraggio. La sua copertina ha dato un abito al mio progetto. Insomma... se Mutamenti tormenta, onnipresenete, le vostre giornate su ogni social network esistente è... COLPA SUA!!!!

Quindi, il 27 giugno presso Feltrinelli, andate alla presentazione del suo libro (che, traparentesi, è proprio un bel libro). Acquistate una copia di "Un altro destino" (53 racconti da leggere tutti d'un fiato) e, con la scusa di farvela autografare, sfogate tutto il vostro Muta-risentimento... 
 


"Dopo aver scritto 5 saggi e un certo numero di articoli tecnici, mi sono lasciato tentare da un esperimento letterario con il desiderio (e forse la pretesa) di comunicare attimi in cui la vita assume sapori particolari e un po' più accentuati: piccoli viaggi in dimensioni un po' oblique, o parallele, o finalmente ortogonali, per cogliere leggere vibrazioni capaci di trasmettere all'esistenza delle vampe di energia oppure dei cali di tensione. Si tratta in molti casi di passaggi microscopici, quasi impercettibili, o addirittura inesistenti se guardati con occhi scettici, perché la sostanza è traslucida: né troppo trasparente né troppo opaca. Una trasparenza opalina. E' una collana di perline di vetro colorato chiare e scure, di occasioni fortuite e di opportunità mancate, di prospettive illuminate da vitali relazioni tra le cose e di scenari col fondo buio."


UN ALTRO DESTINO su FaceBook pagina curata da M.V.


Un altro destino - Marco Vimercati


© 2013 Elegantia Doctrinae
160 pagine, euro 15,00
ISBN 9788890788611

mercoledì 29 maggio 2013

Il Labirinto di Lexotan (incipit)

Il Labirinto di Lexotan

Oggi il mare si respira anche nelle strade più lontane dal porto.
Il sale appanna gli occhiali, secca i volti spigolosi, annebbia i pensieri.
Gli odori di via San Luca, che sanno di Mediterraneo, di Oltreoceano e di piscio misto a segatura, mi tengono compagnia mentre scendo verso Pre’.
Fischietto tra me e me una stupida canzone senza pretese, che mi si e’ appiccicata sulla lingua e tengo le mani in tasca.
Guardo a terra, come sempre: meglio evitare rogne e perdite di tempo.
Mi fermo un attimo davanti alle vetrine dello “svizzero” a guardare l’armamentario per il piercing e sorrido pensando a quanti buchi mi son fatto nella vita, sull’anima, e infine entro nel casino accogliente del Fossatello.
Lui e’ li che mi aspetta, secondo i patti, davanti alla vetrina del negozio di telefoni. Mi sorride. Indossa un bel cappotto blu e porta occhiali senza montatura. Sembra un uomo felice, realizzato. Appare sereno.
Tutto al contrario di me.
Eppure siamo la stessa persona. Solo che io sono morto cinque anni fa.
Ci stringiamo la mano. Sembra impossibile, ma ci stringiamo la mano.
Un uomo che stringe la mano al “se stesso” morto cinque anni prima.
Eppure le nostre mani forti si serrano, scambiano muscolosi scricchiolii di nocche, flettono i polsi scuotendosi su e giù ed infine si sfiorano, nel lasciarsi, quasi neanche loro credessero possibile quel contatto.
Lui porta ancora quell’anello d’acciaio a forma di teschio, che stonava clamorosamente con l’aspetto distinto e la sua professione.
Lo guardo negli occhi e lui mi dice: “Non riesco a credere che ciò sia possibile…hai veramente letto il messaggio…incredibile”.
Poi alle mie spalle un suono pungente e regolare richiama la sua attenzione.
Si trasforma in una nuvola di polvere e svanisce.
Svanisce il negozio dei telefoni, il Fossatello, tutto…
La sveglia.
Anche stanotte il solito incubo.
(continua...)




Twitter:  @Aure1970 
maialeimmaginario.wordpress.com

martedì 28 maggio 2013



Mi infilo le scarpe senza slacciare le stringhe per far prima. Afferro la giacca e mi precipito verso la porta. In realtà non sono in ritardo per il mio stramaledetto treno; no, non è quella la mia preoccupazione. La ragione è un'altra, quasi inconfessabile. Una ragazza. Misteriosa e solitaria. Non bella, ma decisamente affascinante. Nera. Così l’ho soprannominata, in mancanza del suo vero nome. Già, Nera.

Nera, per il suo colore preferito.
Nera, per il taglio corvino dei suoi lunghi e soffici capelli.
Nera, per i suoi occhi caldi e profondi, quasi esotici.

Nera, dunque, perché ai miei occhi appare come una splendida e intrigante dark lady. Da anni dividiamo gioie e dolori del pendolarismo ma nulla di più. Qualche timido saluto. Un sorrisino. Un commento acido per un treno in ritardo ma nulla più. Spesso mi sono sorpreso, anche in tempi non sospetti, a indugiare su di lei. All’inizio è stato un gioco, un passatempo da pendolare. Poi, pian piano, è divenuto qualcosa di più grande e incontrollabile. Fingendo di ignorarla con la coda dell’occhio, ho cominciato a studiarne movenze, vagliato abitudini, verificato punti in comune, carpito scollature e scandagliato curve. Ho fiutato il suo profumo. Ho ascoltato la sua voce mentre parlava al telefono o con un’amica. Ho scrutato le sue dita timoroso di trovare anelli che testimoniassero un fidanzamento o ancor peggio un matrimonio. Tutto con la malcelata speranza, a oggi vana, di far breccia nella sua inattaccabile diga di confidenze sociali. Niente da fare. Altera e regale nelle sue movenze, parca di confidenze, con una faccia fissa di fastidio e quell’espressione tipica che si ritrova spesso tra le donne di danaroso lignaggio. Eppure pare provocarmi sfilando tutte le sante mattine sotto il mio naso. Sguardo avanti, naso all’insù e passo da modella lungo il sonnolento marciapiede che porta fino alla stazione. Rare volte è capitato di trovarmi a tu per tu con lei e, quelle poche, è sempre stato un fallimento. Mai un saluto spontaneo, talvolta un cenno appannato, raramente un sorriso. Mi sono illuso confondendo banali sguardi assonnati per improbabili ammiccamenti, ritornando subito alla realtà grazie a austeri silenzi o saluti mal ricambiati.
Così ho proseguito giorno dopo giorno, oscillando tra il pessimismo cosmico e i sogni più sfrenati del miglior Paolo Coniglio di “Sogni mostruosamente proibiti”. Indeciso e timido tergiverso continuamente, per timore di scoprire che la carta che ho pescato dal mazzo è solo un misero due di picche, e, come il gatto di Schrödinger, ho finito per navigare in una duplice realtà, diviso tra un futuro grigio in cui io e Nera non avremo mai una relazione e una dove invece tutti i miei sogni si concretizzeranno.

Chissà…



Questo piccolo brano è un estratto tratto dai primi capitoli di Mutamenti

Questo post (per gentile concessione di @Aure1970) compare anche sul Blog Maialeimmaginario

domenica 26 maggio 2013

Nuovo commento su "ilmiolibro.it"





"Incipit claustrofobico, perfettamente reso da un ottimo stile narrativo, ricercato ma mai ridondante o appesantito da vocaboli inconsueti. Fabio ha creato una storia da brividi.
Da sbranare. Eccellente. "

Vuoi leggere anche gli altri commenti? Vai alla scheda del libro cliccando QUI!!!

sabato 25 maggio 2013

Oznamor - diario di un genio


Un piccolo estratto tratto dal Blog Oznamor - diario di un genio.

Un esperimento tra amici che si credono scrittori... la costruzione in diretta di un romanzo scritto a 8 mani e 4 teste... qualcosa di simile a una mitologica chimera, una piovra scrittrice composta da rinomati pubblicitari (Marco, Maurizio e Michele) e un valente chimico... cliccate sui nomi per aprire i link e scoprire chi sono questi pazzoidi...

Chissà che ne esca fuori il romanzo del terzo millennio??

Intanto buona lettura...

Un ticchettio continuo scandiva senza sosta il frenetico incedere di cifre impazzite.
Dodici per la precisione. Divise in coppie.
Parevano ruotare senza sosta grazie a un sistema pneumatico simile a quello dei tabelloni ferroviari. Sei visori incastonati su di un materiale che un occhio attento e una mano allenata avrebbero faticato a catalogare. Lucido di una lucentezza non metallica però. Resistente e flessibile allo stesso tempo. Al tatto trasmetteva una lieve vibrazione, un sottile pizzicore.
Sopra ogni visore caratteri indecifrabili celavano il significato originale di ogni coppia numerica.
La prima volta che si era imbattuto in quello che nel gergo di tutti era stato soprannominato l’Apparato, non vi era alcun numero. Soltanto un simbolo. Anzi dodici simboli.

¥

Infinito.
Rapito il Dottor Tanaka non smetteva di osservare quella danza che solo a occhi profani sarebbe parsa casuale. Col tempo aveva accettato l’idea che quell’apparecchio fosse lì, preferendo considerare le dicerie sul suo conto come leggende per creduloni. Lo aveva studiato a lungo, senza però capire molto del suo funzionamento. Molto più pragmaticamente si era dedicato alle sue applicazioni pratiche . Anzi diciamo pure al suo sfruttamento. Ma alla fine non era stato lui a decidere del suo utilizzo.
Erano stati I Superiori a decidere.
Come sempre.
Da sempre.
Per tutti.

Manciate di secondi si erano susseguite rapide da quando aveva finito di compitare con mano tremante l’ultimo rigo di un complesso algoritmo. E adesso era lì. Impotente. In trepida attesa di un risultato che, ma forse era solo per impazienza, tardava ad arrivare.
Nell’attesa accese una sgualcita sigaretta che celava tra le pieghe del lindo camice bianco. L’accese e aspirandola con avida incuranza.

’fanculo le Norme!”, pensò fissando con aria di sfida il cartello che faceva bella mostra di sé al centro della nuda parete che aveva di fronte:

VIETATO FUMARE
Così diceva.
Sorrise. Fece spallucce e accennò un saluto verso la telecamera che, seppur occultata, sapeva essere posta nell’angolo sinistro della stanza. Un altro richiamo. Scommise tra sé e sé.
Fissò l’apparecchio. Il susseguirsi di cifre continuava incurante delle sue mancanze e delle sue speranze. Dopo secoli d’immobile attesa le cifre non parevano ancora stanche.
Aspirò nervosamente e poi soffiò via quel carico di ciodue e idrocarburi aromatici forieri di malevole mutazioni. Proprio in quel momento uno dei visori a due cifre smise di roteare impazzito decidendo che era l’ora di mostrarsi in tutta la sua importanza. Due numeri erano stati prodotti dal sistema pneumatico:

1 e 2
Dodici. Un caso?
Gli altri continuavano a roteare con una frequenza che lì per lì parve crescere. Forse fu acora solo e soltanto suggestione. Tornò a osservare i simboli sconosciuti posti sopra il visore. Nessuno era venuto a capo di quei misteriosi segni. Non appartenenvano a nessuna scrittura conosciuta. Non sul pianeta Terra ovviamente. Il Dottor Tanaka, come tanti, aveva infine perso interesse, catalogando quest'informazione come non essenziale. Importante era ciò che ogni singolo visore significava per lui.
Il primo visore a sinistra ad esempio era quello del giorno.
Non rimaneva che aspettare i restanti.
Attese il mese.
Poi l’anno.
Quindi l’ora e il minuto.
Infine il secondo.
Il frenetico vorticare era dunque terminato.
Il Dottor Tanaka stentava a credere ai proprio occhi. Neppure si accorse di aver trattenuto oltre misura il respiro. Un silenzio di ghiaccio calò nella stanza mentre l'Apparato urlava tutta la sua ottusa fissità.

12/12/12 12:12:12

Il Dottor Tanaka lasciò cadere la sigaretta stupefatto. Una sequenza numerica così esatta, così assurda. Eppure così giusta. Non poteva esserci errore alcuno.
Quella era la data.

Rapito, neppure si accorse di un impossibile movimento provenire dalle sue spalle.
 
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giovedì 23 maggio 2013

Di tagli, ferite e insetti volanti


Poco fa, scrivendo al pc, ho notato una grossa ape che volava fuori dalle vetrate del mio ufficio.
Sensibile e predisposto come sono alle distrazioni, ho immediatamente rarefatto il ticchettio sui tasti per dedicarmi ad una serie di pensieri fini a se stessi e orbitanti tutti attorno all’insetto bicolore.
Ho innanzitutto pensato al fatto che l’ape in questione deve avere un amico coleottero, che è morto in un qualche vaso lontano e che lei non lo sà. Per questo vola così spensierata davanti a me. L’ignoranza, in certi casi, è una benedizione, mi dico.
Dopo qualche secondo l’ape sparisce dalla mia visuale, lasciandomi a guardare le soffici, immense nubi bianche che mi pascolano davanti, come un immenso gregge di vaporosi ovini volanti. Segno che quella puttana della Primavera ci prende per il culo pure oggi.
A Nord-Ovest il cielo è nero, fanculo, e questo vuol dire una cosa sola, cara la mia ape: quest’anno di ciliege buone non ce ne saranno.
Prendo un foglio bianco, un pennarello blu e scrivo l’ultima parola che il coleottero ha pensato prima di soccombere sotto un pugno di neve fuori stagione.
Gioco con le forbici a tagliare le parole, come se fossero i piccioli delle ciliege, ma mi taglio un dito. Poi una falange.
Poi, con pazienza, mi riduco in minuscoli coriandoli di umano, grandi come un’ape.
Mi chiedo allora se sono fatto di coriandoli oppure di ferite, se il dolore che non sento è normale, se mi sto guardando allo specchio (e quindi volo) o se sono in un vaso, tra la terra e la neve.
Inizia a piovere.
La tastiera del pc ricomincia a ticchettare.

Twitter:  @Aure1970 

martedì 21 maggio 2013

Un giorno dopo l'altro...



Quanta genialità nel tocco soave di uno dei più grandi cantautori genovesi. 
Pochi accordi, poche parole, ma quanta classe. Poche canzoni hanno evocato in me sensazioni così forti, così contrastanti e così struggenti.
Non è certo un caso che faccia parte della colonna sonora di Mutamenti. Anzi, a dire il vero, ne ha addirittura ispirato una parte importante del testo (Il diario di Andrea che apre la Terza Parte). 
Siete curiosi? Qui sotto ne trovate un piccolo estratto e se durante la lettura volete farvi accompagnare dalla calda voce di Luigi Tenco, cliccate QUI.
Buona lettura e soprattutto buon ascolto.

* * *

Una dopo l’altra, le giornate sono passate senza che nulla sia accaduto. Viviamo ormai come automi privi di spina dorsale. Esseri unicellulari senza scopo né pace. Senza voglia, né desideri. Senza speranza.

E gli occhi intorno cercano
quell'avvenire che avevano sognato
ma i sogni sono ancora sogni
e l'avvenire e' ormai quasi passato.
Il mio sguardo indugia abbracciando una New Genova splendida – nonostante tutto – nella luce del mattino. Come tutte le mattine. Da dieci giorni ormai. Sempre lo stesso panorama. Uguale. Immobile. Vuoto. Senza vita. A volte la mia visione, forse annebbiata dai fumi di una notte insonne, si popola dei vapori, i mitici transatlantici di un’epopea perduta. Solcavano mari e oceani per congiungere mondi, genti e terre lontane. In un tempo in cui non esistevano turisti, ma solo poveri migranti. Le visioni, trasportate da una brezza calda umida, divengono quasi reali. Tangibili. Navi eleganti e slanciate avvolte in volute di bianco fumo accolgono uomini e donne raffazzonati e dignitosamente sporchi. Trascinano valige di cartone cariche di sogni e di speranze da far germogliare nella terra promessa di un nuovo mondo. Gli stessi sogni e le stesse speranze raccontate da chi, anni dopo si strugge sognando un ritorno sulle note di Ma se ghe pensu, più che una canzone, un inno nazionale per noi genovesi.
E’ quello che manca a noi. Sogni. Speranze. Qualcuno ce li ha tolti. Noi non riusciamo a ricostruirceli. Ci hanno rubato le nostre vite. I nostri affetti più cari. I nostri amici. In una parola: ci hanno rubato tutto! Senza chiedere. Senza un perché. Senza un percome. L’hanno fatto. E basta.

Un giorno dopo l'altro
la vita se ne va
domani sarà un giorno uguale a ieri.
La nave ha già lasciato il porto
e dalla riva sembra un punto lontano
qualcuno anche questa sera
torna deluso a casa piano piano.

* * *

Se volete scoprire le altre canzoni contenute nel romanzo, cliccate QUI.

lunedì 20 maggio 2013

sabato 18 maggio 2013

Maiale immaginario

"Uno sguardo distratto vi darebbe l’impressione di una donna alta, elegante, seduta in sala d’aspetto, che fissa con sguardo vuoto il pavimento del corridoio, dove sfrecciano a centinaia, nelle due direzioni, i piedi ed i trolley dei viaggiatori che popolano Fiumicino.
Lo sguardo distratto non sbaglierebbe di molto. Nel suo tailleur nero e sul suo tacco 12 c’è una donna che fissa il pavimento del corridoio, ma il suo sguardo non è vuoto, ma rassegnato.
Passa un uomo col cartello scritto a penna “Grande Orazio”, che non si capisce se è una esortazione o un dato anagrafico, squadra la donna, le sue gambe, i capelli biondi, cerca di captare il suo sguardo, i suoi occhi verdi.
Hanno appena pianto quegli occhi così belli, di un pianto doppiamente liberatorio, perché l’ha scaricata dal dolore e perché finalmente si è liberata del suo grande amore.
Un enorme gruppo di turisti obesi e vestiti troppo leggeri, per il tempo che c’e’ qua, segue un improbabile antenna che sventola un microscopico drappo verde oro, carichi di valigie come se dovessero stare due mesi a Roma, invece che una settimana..."

Scoprite l'ultimo post di Aure1970 su Maiale Immaginario






Scusate la foto...

L'ultimo commento su "ilmiolibro":

"Un futuro dove la tecnologia sembra peggiorare la quotidianità. Una società,dei personaggi e organizzazioni. L'amore quello vero anche se è possibile farlo da soli (immagino). Ogni cosa è futuribile in questo romanzo. La lettura scivola via, come in un turbo ascensore. Fantascienza senza freno e immaginazione illimitata."


di Gregorio Lo Presti autore de "Una storiella siciliana"




giovedì 16 maggio 2013

Per la serie "dice il saggio"...

Mutiamo tutti, da un giorno all'altro, per lente e inconsapevoli evoluzioni, vinti da quella legge ineluttabile del tempo che oggi finisce di cancellare ciò che ieri aveva scritto nelle misteriose tavole del cuore umano.



[Grazia Deledda]

mercoledì 15 maggio 2013

100 cose da fare in estate!!! La lista di Propriomestessa...

Ragazzi, vi segnalo questa super iniziativa:



"Ma voi...che farete quest'estetate?!?!!?
Io me lo sono chiesta, e per questo ho deciso di lanciare la mia...SUPER LISTA!
7 settimane all'inizio dell'estate e una lista di 100 cose da compilare!
Potete suggerire quello che volete, posti da vedere, cose da fare, emozioni da vivere...insomma cosa vuol dire per voi estate?!?!
Aiutatemi a compilarla e io selezionerò un fortunato vincitore che riceverà una delle mie pin up personalizzata! ;-)
Forza gente, suggerite e io aggiornerò man mano la lista...se nel mentre invitate un amico a mettere "mi piace" alla pagina...male non fa! ;-)
E come dice la pubblicità del Campari...l'attesa del piacere è esso stesso il piacere, quindi aspettiamo insieme l'estate!"


Volete saperne di più? Clicca QUI!!!

Conoscete PROPRIOMESTESSA ?
No? Che aspettate ancora, andate QUI per vedere subito le sue splendide Pin Up...

Per la serie "La musica di Mutamenti"

oggi tocca a Personal Jesus degli intramontabili Depeche Mode...




Se volete curiosare tra i vari titoli che fanno da colonna sonora di Mutamenti cliccate invece qui!!!

Buon ascolto!!!!

lunedì 13 maggio 2013

Per la serie "Dice il saggio"

Ecco un altro aforisma tratto dal testo di Mutamenti.
Oggi tocca a un allenatore d'altri tempi...


Il Tersin fasa il tersin.



(Osvaldo Bagnoli)

venerdì 10 maggio 2013

Dice il saggio


Un viaggio di 600 pagine comincia gilando la plima pagina.



#Mutamenti

La colonna sonora di Mutamenti...

A farla da fighi il titolo avrebbe dovuto essere "The Mutamenti's soudtrack" ma, come diciamo a Zena, l'avrei fatta decisamente fuori dal bulacco....



Comunque... la musica di Mutamenti dicevamo...
Molteplici sono le canzoni, gli album e gli autori citati nel dipanarsi della trama. Ognuno ha un suo perchè. Nessuno è lì per caso. Alcuni riflettono i miei gusti e dovevano entrare nel testo per diritto di ascolto decennale, altri mi hanno colpito, ispirandomi, per una strofa o un accordo, altri ancora mi hanno semplicemente accompagnato nelle lunghe ore durante la stesura e meritavano almeno una citazione. E' il caso di "Todo Cambia di Mercedes Sosa". Scoperta per puro caso durante la visione di un film bellissimo (Habemus Papam),  è stato subito colpo di fulmine, divenendo inseparabile ispiratrice e colonna sonora della Terza Parte del romanzo, non solo perchè in linea con il tema dei Mutamenti, ma perchè (credetimi) è una canzone stupenda... non la conoscete? ascoltatela qua!!!

Cambia ciò che è superficiale
e anche ciò che è profondo
cambia il modo di pensare
cambia tutto in questo mondo

Ma non cambia il mio amore
per quanto lontano mi trovi,
né il ricordo né il dolore
della mia terra e della mia gente.

Perchè in fondo la musica è tutto...
Emozione, vitalità, creazione, suggestione...
Il mix giusto di note, tempi e ritmi che ti fa sognare ad occhi aperti immaginando una realtà diversa, lontana dalla solita grigia routine e un futuro pieno di... Mutamenti!!!

Buon ascolto


NOTA: Se cercate un elenco completo di  tutti i brani, gli album e gli autori citati nelle pagine di Mutamenti lo trovate qui.

mercoledì 8 maggio 2013

09/05/2013 - LUTTO CITTADINO

E' venuta giù di colpo...


Ma io no, non voglio crederci...
Non riesco a staccare gli occhi dalle immagini che mostrano il corpo straziato del vecchio molo, e continuo a non crederci...

E allora preferisco ricordare così, come nel più classico dei processi di rimozione, come se uomini e cose fossero ancora lì al loro posto, intenti, in una giornata come tante, a vigilare sui traffici marittimi, lontani dalle ali nere di questa tragedia assurda...



 

Fabio

lunedì 6 maggio 2013

Mutamenti e il Concorso di Medeo-it



ISTRUZIONI:
sul sito Medeo.it registratevi (si fa tutti in pochi secondi). Riceverete una mail di conferma e un link per il completamento della procedure. Accedete al vostro account e andate nella se...zione "SONDAGGI". Nella sotto sezione "SONDAGGI APERTI" scegliete la voce "Concorso NEI LIBRI CON MEDEO > ROMANZI". Qui trovate tutti i romanzi in concorso. Scegliete MUTAMENTI (sono in ordine alfabetico per autore) e in fondo fate "click" sul pulsante VOTA!!!

In momenti di crisi,solo l'immaginazione e' piu' importante della conoscenza

Così diceva Albert Einstein.

In ogni libro che leggo mi piace trovare una citazione o un aforisma che mi colpiscano facendomi riflettere. Esattamente come questo, quanto mai attuale...

Non è quindi un caso se nella spessa trama di Mutamenti troverete tantissimi aforismi. Alcuni sono i miei preferiti da sempre, altri mi hanno accompagnato durante i lunghi anni dedicati alla stesura del romanzo.

A cominciare dal primo:

La mente che si apre a una nuova idea non ritorna mai alla dimensione precedente. (Albert Einstein)

per finire con questo:

La sorte di chi sta fermo non si muove. (Detto indù)

Volete scoprire gli altri?
Cliccate qui...

domenica 5 maggio 2013

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